
Dopo la Lapland Extreme Unsupported a Capo Nord (1000 km in 12 giorni) e l’avventura Alaska Limitless che l’ha visto impegnato 1400 km in 9 giorni, Omar Di Felice sta partecipando alla Trans America Bike Race, la corsa ciclistica annuale che attraversa 10 stati americani coast-to-coast per un totale di 6700 km e 50k metri di dislivello.
La gara, che conta al via oltre 80 iscritti provenienti da tutto il mondo, è partita dalle 5.00 am locali del 02 Giugno dalla cittadina di Astoria, sulla costa del Pacifico nella regione dell’Oregon, per concludersi sulla costa est a Yorktown (Virginia). Tra gli iscritti al via anche 6 donne.

Ecco un’intervista di Omar, rilasciata poco prima di partire!
Dalle temperature artiche al caldo estremo, come ti sei preparato per la nuova impresa?
“Prepararsi per una simile avventura è relativamente facile ma al tempo stesso difficilissimo: facile perché non devi fare nulla più di quello che hai già fatto cioè.. faticare molto! Difficile, appunto, perché non esiste un training specifico. Puoi solamente basarti sulle esperienze passate e cercare, soprattutto, di mentalizzarti ad uno sforzo che, probabilmente, ti chiederà un surplus di energie mentali e fisiche non indifferente. Il classico “agganciare il pedale e partire senza pensieri” sarà l’arma più efficace in questi casi”.
10 stati americani coast-to-coast per un totale di 6700 km e 50 mila metri di dislivello. Quali sono le differenze più rilevanti di questa avventura rispetto alle tue ultime?
“Ciò che mi spaventa maggiormente saranno gli spazi ampi, le lunghe distese battute dal vento, le infinite pianure senza svolte per decine e decine di chilometri. Le salite, per quanto portino a quote molto alte, sono più simili a delle lunghe e infinite autostrade. Sarà dura far valere le mie doti di scalatore, abituato alle montagne delle Alpi, ben più ripide e tortuose”.
Oltre alla fatica del percorso ti aspettano numerose altre difficoltà: dal rischio tornado in Kansas fino alle nevicate in Wyoming e le montagne del Colorado. Hai già pianificato le strategie per affrontarle?
“Metterò in campo gli insegnamenti maturati durante le ultime avventure, artiche e non, in solitaria: lavorerò con l’istinto cercando di essere il più lucido possibile nei momenti in cui dovrò decidere se andare avanti o fermarmi. Con i tornado e le condizioni meteo che potrei trovare non si scherza!”.
Sulla tua pagina Facebook hai scritto “Emozione, paura, felicità, curiosità.. sono solo alcuni degli ingredienti che mi accompagneranno”, sei già salito in sella in questi luoghi?
“Ho pedalato un paio di ore al giorno negli ultimi 2-3 giorni, giusto per assaggiare il suolo. Sicuramente quando ci si imbatte in qualcosa di nuovo, sconosciuto, si può rimanere colpiti in positivo ma anche in negativo. Dovrò cercare di non soffrire la suggestione che, senz’altro, vivrò durante i primi giorni. Impiego sempre un po’ di tempo prima di abituarmi alle novità ma spero vivamente di entrare in sintonia con tutti i luoghi che attraverserò affinché possa diventare una vera e propria esperienza unica”.
Suunto 9 è stato il tuo fedele compagno di viaggio. Quali funzioni attiverai?
“Caricherò le tracce dei vari Stati e lo userò come aiuto per capire quanti chilometri mancano ai vari POI e al termine di ognuna. Avrò bisogno, inoltre, di regolare il ritmo sonno-veglia per cui monitorerò di volta in volta i momenti di tramonto e alba per capire quanto e dove fermarmi a dormire”.
Quanto è importante affidarsi a Suunto 9 per regolare i ritmi giornalieri?
“Sarà proprio questa una delle funzioni che sfrutterò maggiormente: specialmente in certi Stati sarà impossibile pedalare continuativamente di notte, vietato, ad esempio, nel parco di Yellowstone, per questo cercherò di calibrare i km giornalieri sulla base di quanto mancherà all’ora del tramonto o quanto sarò vicino al momento in cui sorge il sole”.
Quanti chilometri ha registrato ad oggi il tuo Suunto 9?
“Nel 2019 ho già percorso 14.270 km e oltre 200 mila metri di dislivello”.
Come hai organizzato le tappe e l’equipaggiamento?
“Ho cercato di crearmi una tabella di marcia che mi consenta in 20-21 giorni di completare il percorso. Ovviamente è una tabella puramente indicativa che tiene conto di poca marginalità in caso di incidenti, contrattempi, etc. Su una gara così lunga e su strade a me completamente sconosciute è quasi impossibile fare una stima molto realistica. Spero, ovviamente, che tutto vada al meglio consentendomi di non dover posticipare troppo il volo del rientro!”.
Cosa ne pensi del fatto che una gara così impegnativa sia aperta anche alle donne?
“Credo che le donne abbiano una marcia in più quando si tratta di soffrire e andare oltre. La partecipazione delle donne è sempre più elevata, ma ciò che stupisce è la loro percentuale di riuscita in gare così lunghe: il più delle volte rispetto agli uomini hanno una maggior capacità di portare a termine l’obiettivo evitando il DNF (Do Not Finish, ndr). Dal punto di vista mentale e fisico riescono a “soffrire” meglio di noi uomini in determinate situazioni limite”.
Ti sei posto degli obiettivi per questa nuova avventura?
“L’unico obiettivo realistico sarà divertirmi, è questa la chiave. Preferirei impiegare 1-2 giorni in più ma arrivare al traguardo pienamente consapevole di ciò che ho fatto anziché pedalare forzatamente trascinando il mio corpo all’arrivo solo per guadagnare qualche ora. Gare del genere hanno in sé una componente di avventura e misticismo che difficilmente si trova in altre esperienze. La vittoria sarà, senza ombra di dubbio, terminare l’avventura”.